Dieu et les JO : Quand la cérémonie d'ouverture de Paris 2024 flirte avec la divine inspiration 🙏 🥇

Dio e le Olimpiadi: Quando la cerimonia di apertura di Parigi 2024 flirta con l'ispirazione divina 🙏 🥇

Sì, lo so, questo titolo è altrettanto provocatorio quanto la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Parigi 2024. Ma non preoccupatevi, non si tratta né di un blasfemia in preparazione, né di un attacco frontale agli organizzatori della cerimonia, tutt'altro. È una semplice riflessione personale: e se la cerimonia di apertura dei Giochi di Parigi 2024 fosse stata, come dire… ispirata dall'alto? Senza che Thomas Jolly, il maestro di questa scenografia alla francese, se ne accorgesse… perché Dio è il Signore degli eventi. Spiego meglio.

Tutto inizia con un sorriso provocatorio: "Zizou Cristo", una denominazione deliziosamente audace data dall'attore Djamel Debbouze al nostro caro Zinedine Zidane. E lì, si capisce subito che il tono è stato dato. Ma aspettate, è solo l'inizio!

Thomas Jolly ci guida poi attraverso 12 tableaux storici. Ah, 12... Questo numero non vi sembra familiare? E Thomas non era uno dei 12 apostoli, quello che dubitava di più di Dio? Capite cosa voglio dire? No, no, niente proselitismo qui, solo una coincidenza (o no?) che mi fa riflettere.

Il primo tableau si chiama "Ça ira" (andrà tutto bene), il primo apostolo si chiama "Andrea". Mi ricordo questa frase di san Andrea: "Nella preghiera, si parla a Dio come si parla a un amico. Bisogna pregare... Quando dite sottovoce: "Padre nostro che sei nei cieli, Lui ha l'orecchio sulla vostra bocca..." Con questo primo tableau di Thomas, leggo in Andrea: "Dio ha l'orecchio sulla vostra bocca, parlateGli come si parla a un amico, ÇA IRA !"

E poi arriva la scena, la famosa "Cena", il 9° tableau di Thomas chiamato "Festività".

Dove alcuni potrebbero aspettarsi una rappresentazione pia, ecco che Dioniso, dio del vino, prende le redini con le sue "drag queens". Ecco quindi una "Cena" rivisitata in chiave di "insolenza francese". Thomas Jolly nega di essersi ispirato all'ultimo pasto con Gesù; voleva semplicemente mostrare la festività, un momento bello, autentico e vero. "Tutto ciò che è bello, buono e vero, ciò che esiste, parla di Colui (Dio) che è, della Sua Bellezza, della Sua Bontà e della Sua Verità", scriveva san Tommaso.

E per coronare il tutto, Céline Dion ci canta, dall'alto della Torre Eiffel, l'iconico "Hymne à l'amour" di Edith Piaf con le ultime parole della canzone, chiudendo la cerimonia: "Dio riunisce quelli che si amano". Boom! Questo lascia pensare, anche a chi pensava di essere venuto solo per lo spettacolo. Ascoltate bene questa conclusione della cerimonia e queste ultime parole al minuto 5:38:


Allora sì, da buon francese, ho adorato questa cerimonia di apertura. E da cristiano, rispetto l'opinione dei vescovi francesi che hanno sollevato un sopracciglio critico, anche se penso che abbiano frainteso e che si stia trascurando l’Essenziale!

Thomas Jolly non ha cercato di scioccare il cristianesimo o altre religioni. Ha voluto, con un pizzico di umorismo e molto cuore, offrire "una cerimonia che ripara, che unisce". E penso sinceramente che ci sia riuscito, o meglio, che LUI sia riuscito! Sì! Penso davvero che non sia il direttore artistico Thomas Jolly dietro questa cerimonia, ma piuttosto un Thomas umanamente ispirato da una provocazione divina, alla francese. Come scrivevo nel mio libro L’abbondanza ucciderà, Dio può talvolta avere molto umorismo nelle sue provocazioni terrestri.

Così, ecco la mia lettura di questa cerimonia d’apertura dal mio divano: "Questi Giochi Olimpici e Paralimpici, con tutte le sue nazioni, sono un'occasione unica per unirci, al di là delle nostre differenze. «Dio riunisce quelli che si amano» conclude Edith Piaf. Non dovremmo vedere qui un invito a unirci, con un piccolo colpetto divino sulla spalla di ognuno di noi, vescovi francesi inclusi, per superare le nostre liti e differenze e guardare insieme verso l’Essenziale?"

Vedo in questa cerimonia la chiave della nostra umanità, perché in fondo, solo Dio può davvero unirci. Gli uomini, invece, sono solo attori nel Suo piano, talvolta un po’ insolenti, ma sempre animati dall’amore.

Che tu creda o meno in Dio, che tu sia cristiano, musulmano, etero, omo, questa cerimonia era per tutti. Portava in sé una sottile lezione di fraternità e un appello alla riflessione spirituale. Come un’occhiata divina attraverso Thomas, uno scettico nei confronti di Dio, che sembrava dirci con una forza tranquilla: "VI AMO TUTTI!"

Mi immagino Gesù Cristo davanti a questa cerimonia di apertura, con un sorriso sornione, applaudendo al messaggio di fraternità che emanava dallo spettacolo. Avrebbe senza dubbio percepito questa provocazione divina, avvolta in blu, bianco e rosso, e avrebbe pensato alle parole di Papa Francesco: "Dio sceglie qualcuno per amare tutti. Il cristianesimo non è un piccolo gruppo di eletti di prima classe. L’appello del Signore non può essere vissuto come un privilegio egoistico. Nessuno è escluso."

Ma ora inizia la parte difficile. Sentite questa nostalgia che aleggia tra i francesi alla fine di questi Giochi? Ci manca qualcosa, vero? Ma è davvero la fine dei Giochi? Non credo. Qualcosa si è risvegliato nei nostri cuori, una risposta a una speranza. Abbiamo avvertito un appello alla fraternità e abbiamo voglia di tornarci. Ci manca semplicemente. Ecco come Dio agisce nei nostri cuori, ma il più difficile è vederLo... o piuttosto volerLo, perché le parole non bastano. Deve diventare concreto nella nostra vita quotidiana. Ognuno di noi deve rispondere. I nostri Giochi, il nostro Cammino, iniziano qui...

Buen Camino,

Reynald NAULLEAU

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